Chi non conosce profondamente la Sicilia, e chi la conosce non può non amarla, non può non comprendere quello struggente sentimento che lega profondamente gli uomini alla loro terra, terra amata e lasciata, rimpianta e ritrovata. Questo, altro e altro ancora sono i ragazzi dei “NEBRODI”.
(tratto da “Il Mondo Intorno ai Nebrodi”)
Prefazione
Esiste una Sicilia della tradizione: è quella pre-industriale, di un tempo “lungo”, senza accelerazioni, in cui le società si organizzavano sulla base dei territori, sicché la cultura compenetrava la natura, trasformandola.
Un territorio, in pratica, nucleo strutturante uno stile di vita; e così non solo per le sue implicazioni nell’organizzazione economica, nell’assetto produttivo e nella divisione del lavoro, ma, anche, in relazione all’aspetto cerimoniale e rituale.
È come dire che Ciclo dell’anno e Ciclo dell’uomo, intersecandosi, generavano modelli di vita e di comportamento ampiamente condivisi, ben oltre la nota strutturazione della gerarchia di classe.
In sintesi uno stile di vita connotato da usi e costumi tipici in grado di circostanziare il concetto di identità.
Ma qual è lo stile di questa Sicilia della tradizione? Certo quello afferente ad una comunità in gran parte agro-pastorale più che marinara; legata ai valori della terra e al mito della rrobba di verghiana memoria; scandita dall’alternanza tra “quotidiano” e “festivo”; sacra e devota nel cercare l’intermediazione tra le forze naturali e le entità soprannaturali.
Orbene: proprio queste attività, questa arte, questa religione intende porre in scena il Gruppo Folklorico de “I Nebrodi” rendendo protagonista il territorio di Ficarra (ME) nel cuore dei monti Nebrodi, un piccolo paese diviene portatore della cultura della tradizione.
I gruppi folklorici hanno un grande fardello: quello di riimmettere negli odierni circuiti comunicativi una cultura che sembra essere definitivamente consegnata al passato. Ogni risposta deve essere, pertanto, attenta e quanto più possibile aderente a quella “cultura” di base che, per fortuna, ancora lievita nella memoria degli anziani.
Difatti, molto del materiale che costituisce il repertorio del gruppo, proviene dalla “ricerca sul campo”. Le testimonianze, e con esse, i documenti una volta riproposti, tornano ad essere materie viventi.
I canti d’amore, quelli di lavoro o di caccia, oppure gli inni religiosi, i proverbi, gli scioglilingua che connotano il folklore orale, trovano nuovamente eco; e le antiche danze, danno linfa alla moderna gestualità del presente.
Nella grande tradizione di una Sicilia mediatrice di cultura, “I Nebrodi”, con il loro spettacolo, propongono un personalissimo “libro di storia”.
(“Questa nostra Sicilia” di Annamaria Amitrano)